Nader Akkad l’imam made in Italy
Il 4 e il 27 ottobre si celebrano due giornate del dialogo interreligioso. Ne parliamo con il capo della comunità islamica di Trieste, che ha fatto dell’incontro e della conoscenza tra religioni diverse il fulcro della sua missione.
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Ottobre, mese del dialogo. Il giorno 4 è riconosciuto «solennità civile e giornata della pace, della fraternità e del dialogo tra appartenenti a culture e religioni diverse, in onore dei Santi Patroni speciali d’Italia San Francesco d’Assisi e Santa Caterina da Siena»; il 27 si celebra la 16ª Giornata del dialogo cristiano-islamico, il cui tema è quest’anno Il ruolo delle donne nel dialogo interculturale e interreligioso. Questa iniziativa è nata all’indomani degli attentati dell’11 settembre 2001, quando Giovanni Paolo II aveva chiesto di condividere con «i fratelli musulmani» il digiuno di Ramadan.
Giornate importanti perché, come twittava il 5 ottobre 2016 papa Francesco, «il dialogo ecumenico e interreligioso non è un lusso, ma qualcosa di cui il mondo ferito da conflitti e divisioni ha sempre più bisogno». Incontrare l’altro è oggi una necessità ineludibile: «Diverse sono le nostre tradizioni religiose», diceva il Papa ad Assisi, «ma la differenza non è motivo di conflitto, di polemica o di freddo distacco». In questa prospettiva «ogni segno di amicizia, ogni barriera scalfita, ogni mano tesa, ogni riconciliazione, anche se non fa notizia, è destinata a operare nel tessuto sociale. Sia esso quello delle nostre famiglie, dei nostri quartieri, delle nostre città , delle nostre nazioni, dei rapporti tra gli Stati. Il fiume in piena dell’odio e della violenza (…) nulla può contro l’oceano di misericordia che inonda il nostro mondo».
il seguito sulla rivista
di
Marta Perrini